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Art for Excellence, rassegna d'arte contemporanea

STUDIO SISTEMA E GIANNI COLOSIMO: L’ARTE DELLE QUESTIONI IRRISOLTE | ARTFOREXCELLENCE

Per Gianni Colosimo l’arte deve mettere a fuoco le “questioni irrisolte”, quelle che la gente comune, normalmente, non nota. L’abbinamento con Studio Sistema è quindi davvero calzante, come ci racconta il fondatore Vincenzo Franco, che aiuta gli imprenditori a “vedere” ciò che serve e, spesso, passa inosservato. 

Vincenzo Franco

Art for Excellence: Come inizia l’impresa di Studio Sistema?
Vincenzo Franco: Come studio di consulenza composto da due amici che, nel 1982, si mettono insieme con lo spirito sessantottino: dividere tutto, il bello e il brutto.
Entrambi arrivavamo da una esperienza non tradizionale, Price WaterhouseCooper, società di consulenza americana, di auditing. Però eravamo i primi a Torino, molto piccoli e con entusiasmo abbiamo iniziato la nostra avventura in una studio di consulenza.
Dopo poco tempo sono rimasto da solo, il mio partner sceglie la carriera di professore, l’idea forte rimane però quella di crescere e, alla fine degli anni 90’ cerco di trasformare Studio Sistema in SPA attuando alcune collaborazioni in ambito professionale e universitario. L’avventura non si concretizza ma conservo la rete di contatti e collaboratori per garantire allo Studio la multiprofessionalità per poter svolgere le attività.

AFE: Una impresa che aiuta l’impresa, quindi…
VF: La mission è quella garantire una assistenza all’imprenditore dal momento decisionale fino al momento operativo.
Al di là del core business tipico di ciascuno dei nostri partner, dobbiamo essere in grado di aiutare su tutta la prassi di impresa: giuslavoristica, contabile, organizzativa, fiscale e gestionale nell’ambito del CFO.
Ci auguriamo che la mission possa proseguire, potranno cambiare le modalità. Purtroppo lo Stato ha sempre delegato ai cittadini (o professionisti) tutta l’attività, dalla parte esecutiva “a regola d’arte” fino alla certificazione. Quindi, proprio per questa mole di attività, la necessità di studi come il nostro sarà sempre più impellente, sia per la parte decisionale che operativa.

AFE: Che cosa vi caratterizza?
VF: Abbiamo organizzato l’attività professionale in forma di impresa, per ogni tipo di lavoro esiste il responsabile, in sostanza sappiamo “chi fa che cosa”.
L’organizzazione di tutta la nostra attività è tipica dell’impresa, normalmente nei vari studi si dividono i costi, non la mission, noi invece organizziamo i consigli CFO e quelli di amministrazione.
L’impresa vive di luce propria perché si accantonano gli utili, per realizzare investimenti, proprio perché siamo 30 persone che lavorano su due piani e in altre strutture collegati a rete.
Puntiamo molto alla qualità, è difficile trovare studi che abbiano competenze specifiche e verticalizzate come noi in ogni singolo ambito di impresa.

AFE: Cosa vi a spinto verso Art For Excellence?
VF: L’idea di partecipare nasce dall’amicizia e dalla stima reciproca con gli organizzatori del progetto. Si tratta di modo di fare cultura con l’attività imprenditoriale a tutti gli effetti che ci è piaciuto. Permette agli artisti di incontrare un ambito che è al di fuori dei loro canoni, quello delle aziende, e a noi imprese di lasciarci coinvolgere e esprimerci in modo originale e differente.

AFE: Qual è solitamente il punto di partenza del tuo lavoro? Da cosa nasce l’ispirazione?
Gianni Colosimo: Secondo me, l’arte deve mettere a fuoco le questioni irrisolte, che normalmente non vengono viste dalla gente comune. In virtù di questo, l’artista ha una percezione, un’intuizione che gli permette di tirar fuori le contraddizione del sistema esistenziale, della vita, della società. Ti fa vedere cose che l’uomo comune di solito non vede. Partendo da questo, uno imposta una metodologia estetica che lo contraddistingue e che, appunto, cerca di far emergere ciò che sta a fondo e che di solito non si vede.

AFE: Nella tua formazione, il teatro ha giocato un ruolo importante. La tua arte è anche performance?
GC: Un po’ tutto il mio lavoro è performativo, anche quello più “tradizionale”, come per esempio l’ultimo progetto a cui sto lavorando, che è molto pittorico, e per il quale uso le tecniche e gli strumenti della pittura. Però c’è una distinzione da fare tra performativo e teatrale: anche se il confine tra i due concetti è labile, la performance si distingue dal teatro perché non c’è un testo da seguire, un’interpretazione da non disattendere; il performer si basa su un canovaccio che ha in mente e su cui poi gioca liberamente. Un po’ comune un musicista jazz che si affida all’improvvisazione. La performance ha le stesse istanze del jazz.

AFE: Il tuo rapporto con il mondo dell’arte si nutre di un forte senso critico. Cosa significa per te metterne in discussione il valore?
GC: Io mi ritengo un po’ un artista anti sistema, che ama e appartiene al mondo dell’arte ma ne vede tutte le negatività e contraddizioni. Fondamentalmente, l’arte è diventata una grande industria del lusso, ne è una branca. La deriva ultima dell’arte vede le grandi holding internazionali del lusso come coloro che reggono la filiera, sia produttiva che distributiva. Io però non voglio diventare un designer, assecondando questa tendenza a trasformare l’arte in mero design, scenografia.

AFE: Nel tuo lavoro di artista, il tema della sfida è fondamentale. In che modo?
GC: Come ho detto prima, il dissenso manifestato “dall’interno” è qualcosa che mi appartiene profondamente. Non rinnego un mondo che amo e in cui mi muovo, ma mi pongo con atteggiamento critico. La sfida è quindi qualcosa di innato, che fa parte della mia indole. Anche se all’apparenza sono una persona mite, quieta, dentro di me si agita uno spirito ribelle che proprio tramite la mia arte trova occasione di esprimersi.

AFE: L’azienda a cui sei stato abbinato crede molto nel lavoro di squadra. Da artista, come interpreteresti questo “valore”?
GC: Pur essendo io leggermente solipsista nella mia arte, credo molto nello scambio, nell’interazione tra artisti. Il mondo dell’arte è una comunità in cui ognuno dà un contributo che non può che arricchire tutti gli altri.

AFE: Ti farebbe piacere anticiparci qualcosa dell’opera che stai realizzando per Art for Excellence?
GC: Per quest’opera ho scelto di attingere a un filone che ho inaugurato sei anni fa, ovvero quello che utilizza il denaro cartaceo, nello specifico i dollari, come supporto per la mia pittura.