Roberto Demeglio e Nicola Bolla: creare meraviglia
ROBERTO DEMEGLIO E NICOLA BOLLA: CREARE MERAVIGLIA | ARTFOREXCELLENCE
Meravigliare è il verbo che accomuna Roberto Demeglio e Nicola Bolla.
Produrre gioielli che aggiungano meraviglia al quotidiano delle donne e realizzare opere inaspettate per il proprio pubblico. Ecco cosa hanno raccontato ad Art For Excellence.
Art For Excellence: Quale è stato l’episodio che, a suo avviso, ha fatto nascere la sua impresa?
Roberto Demeglio: La decisione di creare un marchio con il mio nome è venuta dal fatto che, essendo un precursore, spesso la maggior parte delle mie energie era rivolta a cercare di spiegare le mie idee e la mia filosofia a terzi. Mi sono reso conto che tutti questi filtri deformavano il mio messaggio e il mio sogno, così ho deciso di mettermi in gioco al 100% e parlare direttamente alla mia donna ideale.
AFE: Qual è la vostra missione? Che cosa vi proponete?
RD: La nostra missione è far ritrovare alle donne il piacere di indossare un gioiello. Ai nostri giorni, questa piacere è venuto meno, sia perché la vita è sempre più frenetica e quindi le donne cercano accessori, oltre che di design, soprattutto pratici, sia perché la gioielleria è rimasta indietro rispetto ai tempi e non ha saputo interpretare le necessità e i valori della donna di oggi.
AFE: Qual è il vostro tratto distintivo, la vostra firma nell’attività che fate?
RD: Sicuramente il nostro marchio di fabbrica è l’ elasticità dei nostri gioielli, un file rouge che si ritrova in tutte le nostre collezioni. E’ un sistema altamente innovativo che abbiamo brevettato e che è estremamente sicuro (diamo garanzia a vita sulla funzionalità dei nostri prodotti), oltre ad essere fondamentale per raggiungere quella comodità di indosso che è sempre al centro della nostra filosofia.
AFE: Che cosa vi ha coinvolto del progetto Art For Excellence?
RD: Il fatto che si parli di eccellenze e noi lo siamo sicuramente e il fatto che sia un’ iniziativa nata nella mia città natale, Torino, che ha un posto molto importante nel mio cuore, anche se il mio successo è più all’ estero, che in Italia.
AFE: Il tuo lavoro di artista nasce dalla sensibilità di un collezionista che cerca di creare la propria Wunderkammern: che cos’è che ti meraviglia?
Nicola Bolla: Meraviglia è lo stupore di quando hai finito un’opera, oppure di quando, da collezionista, trovi qualcosa che non ti aspetteresti. È la sorpresa di quando, creando, scopri qualcosa di inaspettato. Per quanto la capacità dell’artista sia anche quella di immaginarsi l’opera finita, il più delle volte hai delle sorprese, tanto che talvolta durante il processo di creazione muta persino l’idea originaria, fino ad arrivare a un esito inatteso.
La meraviglia in realtà, ha tante sfaccettature, però io la intendo principalmente come idea del Wunderkammern: trovare e raccogliere oggetti che siano unici e affascinanti per il percorso dell’artista.
AFE: La vanità è un tema centrale nella tua arte. Si declina in due modi: l’apparenza, in contrapposizione all’essenza; e l’effimero, ovvero ciò che è destinato a sparire.
NB: Innanzitutto la vanità come vanitas parte da un processo più antico, che ha le sue basi nei dipinti del Cinquecento e Seicento, e dal concetto del memento mori.
Con la mia prima opera, realizzata in cristalli, ho pensato a quale poteva essere l’idea della vanità oggi e ho ideato l’icona che è diventata la più inflazionata e pubblicizzata negli ultimi anni, ovvero quella del teschio con i cristalli. All’inizio queste opere faticavano a essere esposte perché molti ritenevano che l’idea creativa fosse banalmente legata al concetto di morte. Oggi invece il teschio come vanitas è stato culturalmente sdoganato e lo possiamo trovare ovunque. Io l’avevo pensato come ideale icona della vanitas del XX secolo.
AFE: Far arte è spesso reinterpretare la realtà. Come scegli i tuoi soggetti e gli oggetti da reinterpretare?
NB: Ho un legame stretto con l’antico e con tutto ciò che è il mondo del passato. Sono un grande frequentatore di musei e conosco bene l’arte antica, a cui mi ispiro e con la quale mantengo una continuità culturale. Questo meccanismo intellettuale è molto fluido, perché si ricollega a qualcosa che già esiste e si manifesta come una reinterpretazione personale della realtà.
AFE: La tua arte è fatta di progettazione oppure prediligi la spontaneità, l’istinto?
NB: Il lavoro parte da una serie di appunti che nascono da intuizioni, anche banali. In seguito questi vengono elaborati personalmente cercando di creare un’opera originale. Io non ho mai fatto niente pensando di fare una citazione. Non mi interessa fare cose che ha già fatto qualcun altro. Talvolta però ci sono dei pensieri che sono comuni. Può accadere, per esempio, che un artista in Germania o negli Stati Uniti, casualmente, abbia il mio stesso pensiero. D’altra parte l’intuizione si basa su quello che gli artisti vedono e vivono quotidianamente. Il pensiero comune contemporaneo, molto spesso, è irreversibile.
AFE: C’è un forte contrasto, forse persino antitesi, tra i materiali che impieghi tu e quelli di cui si serve l’azienda a cui sei stato abbinato. Cosa invece vi lega?
NB: Il materiale che utilizzo per le mie opere deve essere funzionale all’idea e non il contrario. Il materiale è dunque relativo rispetto alla scultura che voglio realizzare. Nel mio percorso ho impiegato materiali diversi. Oggi l’idea dell’opera d’arte è molto mutata, non esiste quasi più l’artista che per tutta la vita fa la stessa cosa. Io ho bisogno sempre di rinnovarmi, anche se il mercato ti chiede sempre le stesse cose. Per questo sono andato in tante direzioni diverse, utilizzando linguaggi artistici che rappresentano aspetti ancora poco noti della mia opera. Ho scelto che il filo conduttore fossero il mio pensiero e la mia sperimentazione e non il mercato.
Con l’azienda De Meglio ci siamo trovati su un’idea creativa comune, e per me è anche una sfida perché mi sto relazionando con materiali che non avevo mai impiegato.
AFE: Vuoi anticiparci a cosa stai lavorando?
NB: Accanto ai lavori con i cristalli, ho realizzato delle opere utilizzando le carte da gioco. In questo caso, grazie anche alla competenza dei signori De Meglio, abbiamo portato avanti un progetto a quattro mani, in cui la texture delle carte da gioco verrà riproposta in materiale prezioso, combinando così le due tecniche più conosciute del mio lavoro.