Fior di loto e Pablo Mesa Capella: la natura è spettacolare
FIOR DI LOTO E PABLO MESA CAPELLA: LA NATURA È SPETTACOLARE | ARTFOREXCELLENCE
Virginia Maschio di Fior di Loto è convinta che la natura da gusto alla dieta.
Pablo Mesa Capella nella natura trova la sua ispirazione.
Art For Excellence li ha fatti incontrare, ecco cosa ci hanno raccontato:
Art For Excellence: Qual è stato il punto di partenza dell’azienda?
Virginia Maschio: Mio nonno era un giocatore di basket di serie A ed era anche un disegnatore tecnico della FIAT, a causa di questa sua attività venne mandato a lavorare in Argentina e smise di giocare a basket.
Il suo corpo, non più sottoposto ad allenamenti regolari, cambiava rapidamente e per mitigare questa variazione si avvicinò alla macrobiotica. Il suo motto era “mangiare bene per stare meglio”. Si tratta ancora oggi di una dieta molto rigida, ma se applicata in maniera consapevole, funziona davvero.
Una volta tornato a casa, nel 1972, non aveva possibilità di acquistare facilmente i prodotti per proseguire nella sua linea alimentare. Quindi con i suoi risparmi rileva il primo negozio: il centro macrobiotico Maiocco – il Fior di Loto e inizia i suoi viaggi verso l’oriente importando soia, tamari, alghe, azuki, e altri prodotti che fanno parte della dieta macrobiotica.
Apre così il primo centro che diventa azienda molto artigianale, ma il biologico era la scelta etica dell’azienda prima ancora delle leggi (che sono andate in vigore verso il 1991), mio nonno già lavorava solo con prodotti coltivati senza pesticidi e concimi chimici. Un’altra scelta vincente e dettata da una esigenza personale è stata quella di aprire il comparto ‘gluten free’ che ha fatto diventare Fior di Loto una delle prime aziende a vendere cibo in farmacia. L’esigenza personale è stata la mia celiachia.
Ecco in sintesi, gli episodi che hanno guidato i cambiamenti e le scelte per l’azienda, sono state esperienze personali calate nella realtà di produzione per i nostri clienti. Quasi come dire che le nostre problematiche diventano la nostra forza.
AFE: Cosa vi proponete come azienda?
VM: Dare gusto alla dieta.
Quando si parla di diete, in generale, si intende qualcosa di ‘privativo’ perchè si deve rinunciare ai gusti ai quali ci si è abituati fino a quel momento.
Il nostro scopo è quello di realizzare prodotti buoni, che siano piacevoli al palato e facciano stare bene tutti i partecipanti alla filiera.
E con tutti intendo il produttore, chi si occupa del confezionamento, distribuzione e, ovviamente, il consumatore.
Come dicevo nella domanda precedente, per noi è sempre stata una questione di etica non una semplice opportunità, siamo consapevoli di tutte le attività che si devono fare per garantire il gusto a chi fa la scelta bio completa.
AFE: Esiste un tratto distintivo di Fior Di Loto?
VM: Pensiamo alle materie prime, i nostri prodotti sono innanzitutto buoni. Chiunque debba agire sulla propria alimentazione, modificandola, ci sceglie perché riusciamo a dare lo stesso sapore a cui era abituato.
Biodiversità, innovazione e futuro, sono altri tre segni distintivi della nostra azienda. Il fatto di mangiare bene è collegato alla consapevolezza e alla sostenibilità: nutro me stesso con prodotti che vengono coltivati in modo sostenibile. In effetti, negli anni in cui mio nonno cominciò l’attività si mangiava meglio: il junk food non esisteva, la macrobiotica era una scelta un po’ radicale che però ha poi portato allo sviluppo del biologico. Noi vogliamo continuare su quella linea perché l’innovazione è legata al passato, senza la storia non si va da nessuna parte, devi sapere da dove arrivi per sapere dove andare.
AFE: Cosa vi ha fatto scegliere di partecipare ad Art for Excellence?
VM: Ci piace l’idea che il lavoro di ognuno di noi possa essere un’opera d’arte, nel nostro caso acquista più valore quando è lavoro di squadra.
Poi ci siamo innamorati a prima vista delle opere di Pablo Mesa Capella perché utilizza elementi che trovi in natura rendendoli spettacolari e noi, per filosofia, siamo molto vicini a questo tipo di spettacolo.
Abbiamo visto anche una sua opera realizzata coi ritagli di foto di persone. Gli avanzi dei ritagli sono stati poi utilizzati per un’altra composizione, azione che incarna perfettamente il concetto di sostenibilità.
AFE: La tua formazione ha radici nel teatro, essendo tu laureato in regia scenica e drammaturgia. Come ne è stato influenzato il tuo lavoro di artista?
Pablo Mesa Capella: La mia concezione come artista plastico in effetti proviene dei miei studi teatrali. C’è un’influenza diretta del campo della scenografia e la drammaturgia. Tutte le mie opere, siano quelle installative o quelle più piccole, cercano l’effetto sorpresa e un forte impatto visivo. Do molta importanza al contesto e all’azione, proprio come nel teatro, anche se sono opere plastiche studiate per essere esposte. L’opera che presento per Art For Excellence, per esempio, è una sorta di palcoscenico su cui ognuno di noi potrà contemplare un racconto, dove la narrativa ci porterà a conoscere una storia e i loro personaggi.
AFE: La natura è spesso fonte di ispirazione per i tuoi lavori. Che cosa di essa ti affascina?
PMC: Io concepisco l’arte, l’approccio di un artista e poi anche dello spettatore come un gioco. Credo che tutti noi, da bambini, abbiamo vissuto la natura come gioco, come scoperta, guidati dall’idea di sperimentare e divertirti con quello che trovi, in spiaggia, in campagna, trasformando gli elementi naturali in giocattoli. Sono affascinato dalla natura in sé, dalla trasformazione che vi è insita; io, nel mio processo creativo, metto insieme elementi tra cui non c’è nessuna connessione apparente e, a mo’ di gioco, cerco di trovare un significato. Per questa serie, dal titolo Natura onirica – la memoria degli oggetti, ho fatto riferimento alle nature morte in pittura, e per divertirmi ho voluto rompere la bidimensionalità della pittura a creare qualcosa che può essere visto a 360 gradi, da ogni angolazione. La natura è anche legata al concetto di tempus fugit: essendo io consapevole del passare del tempo, mi diverto a provare a fermarlo, manipolando gli elementi e trattandoli in modo da fermarli in un momento esatto. Da lì anche l’idea di porre queste composizioni sotto una campana di vetro, per proteggerle ma anche farle diventare qualcosa di unico.
AFE: La memoria è un tema che sembra ricorrere nei tuoi lavori. Che cosa significa per te?
PMC: La memoria è insita nell’arte, anche quando l’artista non la cita esplicitamente come riferimento per le sue opere. La memoria è quella dell’artista che crea, ma anche quello dello spettatore, che ha il suo bagaglio, il suo vissuto e quindi interpreta la mia opera in modo soggettivo. In questo ciclo di opere c’è poi la memoria degli oggetti, delle fotografie, oggetti inerti o che hanno avuto vita, e il mio intento è di farli diventare altro da ciò che sono, attribuire loro un nuovo significato. La memoria è dappertutto, si crea come un canale incrociato tra opera, spettatore e artista, come fosse una comunicazione infinita. Naturalmente, nel momento in cui creo do all’opera un significato, Sono opere a cui do un significato, ma al tempo stesso lascio anche allo di leggerla secondo la sua sensibilità, soffermandosi su un dettaglio piuttosto che un altro.
AFE: L’arte è per te anche interazione, scambio, confronto, ma è anche solitudine?
PMC: L’arte è una scelta, un bisogno di raccontare e di fermarsi, riflettere. È un esercizio molto solitario, perché per trovare l’ispirazione ti chiudi in te stesso. Però è una solitudine che devi saper accogliere, scegliere, non è stare solo e basta, altrimenti ti fai una passeggiata, guardi un film, fai un viaggio da solo. Anche se proprio il viaggio è molto simile a un processo creativo, perché durante il percorso osservi, rifletti, crei, correggi.
AFE: Fior di loto, l’azienda a cui sei stato abbinato, promuove uno stile di vita sostenibile e consapevole, nel pieno rispetto dell’ambiente. È un tipo di sensibilità che condividi?
PMC: Sì, ovviamente la passione per la natura ci accomuna. Tutti i materiali che io scelgo per le mie opere sono naturali, e anche per loro la scelta della materia prima è molto importante. Anche il loro lavoro, in fondo, consiste nello sperimentare, trasformare prodotti naturali in un’altra cosa. La filosofia e la poetica e aziendali si abbina bene al processo creativo delle mie opere.
AFE: Vuoi anticiparci qualcosa dell’opera che stai realizzando per Fior di Loto?
PMC: Con Virginia ci siamo visti un paio di mesi fa e durante un pranzo mi ha illustrato i valori dell’azienda. Con la mia opera voglio raccontare in modo onirico la loro storia, da dove sono partiti e dove sono arrivati oggi. Attraverso un piccolo mondo fantasioso, onirico, surreale voglio restituire il loro percorso e i principi che guidano la loro attività. Al centro della mia opera ci sarà un albero, che rappresenterà simbolicamente l’albero genealogico, a sottolineare come la famiglia sia l’essenza di questa azienda.